Viaggio sul "Treno della Memoria"

Dal sedici al ventiquattro febbraio un gruppo di studenti dell’Istituto Arimondi-Eula ha viaggiato sul “Treno della Memoria”: l’omonima associazione propone alle giovani generazioni questa esperienza per sensibilizzarle riguardo al dramma dell’olocausto. In sette giorni i ragazzi hanno fatto tappa dapprima a Berlino, visitando i memoriali in ricordo dei Rom, degli omosessuali e degli Ebrei; il secondo giorno è invece trascorso nel segno della visita al campo di lavoro di Ravensbruck, in cui venne internata Lidia Rolfi, monregalese i cui scritti hanno accompagnato i giovani nella preparazione precedente al viaggio e durante lo stesso. Dopo il trasferimento a Cracovia, sempre in pullman, il tour della città e gli interventi teatrali a cura della compagnia “Itaca” hanno permesso agli studenti di ripercorrere i primi passi dell’avvento del Nazismo, da un punto di vista sicuramente diverso da quello scolastico; una rappresentazione teatrale allestita nell’Aula Magna dell’Università di Cracovia ha messo in luce la storia della comunità omosessuale durante le persecuzioni naziste, illustrando le incredibili difficoltà che si sono trovati ad affrontare uomini e donne colpevoli di amare in un modo non riconosciuto dal regime. Il giorno seguente è stato il centro apicale dell’intero viaggio, con la visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Auschwitz II- Birkenau. Durante la giornata i ragazzi hanno avuto la possibilità di vedere da vicino e prendere ancora più consapevolezza dell’orrore e della sofferenza che quei luoghi trasmettono tuttora.

Altea, studentessa della quinta Classico, interpellata al suo ritorno dall’insegnante che le chiedeva di condividere la sua esperienza con i compagni, ha raccontato:

“Siamo stati nel cimitero più grande del mondo, in silenzio, in punta di piedi, vergognandoci di essere lì vestiti con calze e maglie termiche, con la consapevolezza di avere del cibo e dell’acqua che ci aspettavano fuori, con un silenzio assordante intorno e molti pensieri in testa.

Ci siamo presi cura di noi a vicenda, ci siamo toccati le mani e le braccia, ci siamo toccati il cuore con gli sguardi.

Siamo stati nel cimitero più grande del mondo, abbiamo camminato sulle ceneri di milioni di persone, abbiamo visto intere stanze di capelli, scarpe e protesi.

Ne abbiamo visto i volti, ho sognato quei volti, gli occhi ci chiedevano di ricordarli ed io avrei voluto così tanto imparare i loro nomi uno ad uno.

Abbiamo visto scarpe di bambini così piccole e così innocenti da volerci piangere accanto per giorni, forni crematori e camere a gas con i graffi sulle pareti e le scritte di coloro che hanno mantenuto la speranza fino alla fine.

Quando siamo usciti abbiamo ascoltato uno i silenzi dell’altro ed il rispetto che c’è stato tra noi è stato, per me, fonte di salvezza.

Tutti i miei compagni, in ogni situazione, sono stati fonte di salvezza.

Nessuno di noi si può capacitare che esseri umani abbiano fatto questo ad altri esseri umani.

La conclusione è che questa esperienza non si può comprendere se non l’hai vissuta, so solo che abbiamo camminato nel cimitero più grande del mondo, ci siamo abbracciati, abbiamo pianto, non lo dimenticheremo e non lo faremo dimenticare”.

Giacomo Fiandrino e Altea Montan, 5 classico

Treno della memoria