Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro la donna
La cosa bella è che la proposta è venuta dalle studentesse. E ancor di più che è stata accolta con entusiasmo e partecipazione dagli studenti. In pochi giorni al Liceo Arimondi di Savigliano si è organizzato un momento di riflessione rivolto a tutti gli allievi in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della violenza contro la donna. Senza nessuna retorica, in modo semplice e diretto, le rappresentanti di Istituto Rebecca e Silvia hanno letto un passo tratto dal romanzo “Oliva Denaro” di Viola Ardone, facendolo precedere da un’introduzione che ricordasse a tutti, anche ai più giovani che hanno da pochi mesi varcato la soglia del liceo, che la storia raccontata dalla scrittrice napoletana è la riscrittura romanzata di quanto accadde a FRANCA VIOLA, prima donna ad aver rifiutato il matrimonio riparatore pubblicamente. La giovane era nata ad Alcamo nel 1947 e aveva rifiutato la proposta di “paciata” di colui che l’aveva rapita, fatta digiunare per innumerevoli giorni e poi violentata. Lo stupro era in quegli anni un reato contro la morale e non contro la persona e il matrimonio riparatore era previsto dal Codice Civile. Oggi tante cose sono cambiate ma secondo gli studenti molto resta da fare. Commovente la lettura della poesia scritta da Joseph e letta da Lorenzo, commovente l’esecuzione di Alessandro che ha accompagnato la riflessione con la sua chitarra. Proprio attraverso alle parole di Joseph parte dal liceo Arimondi un monito a non ignorare i segnali di allarme che rendono ancora oggi le donne vittime di controllo, di pretese di possesso, di violenze fisiche e psicologiche.
L’ANGELO MORENTE di Joseph Astesano
E scorre sangue, scuro, metallico,
tra quei vicoli dimenticati da Dio,
mentre grida spaccano la notte,
urla troppo strazianti
per essere di gioia,
pensieri troppo freddi per essere di ghiaccio.
E la gente ascoltava,
oh sì che sentiva
e piangeva o rideva
come se fosse stata una sinfonia
come qualcosa di interessante
a cui assistere,
perché il mondo è così:
vuole spettacolo.
“Chissà cosa sarà,
un uccello?”.
Tutti sapevano fin troppo bene
cosa stesse succedendo:
“Grida di gioia, di sicuro”
dicevano
e se ne lavavano le mani, come Pilato.
E seguendo quel sentiero di dolore
nel labirinto grigio di crimini
tra l’immondizia del mondo,
si sarebbe vista una ragazza,
bella,
bellissima,
se non fosse per gli occhi vitrei
di pensieri sciolti
e paure
ormai svanite.
Con gli ondulati capelli
sparsi su quel lerciume
e il viso in su,
verso la luce della luna, filtrata dallo smog,
a cercare qualcosa.
Forse una speranza o una via d’uscita,
forse qualcosa di bello
in quel mondo pieno di merda,
forse a guardare quel Dio mai esistito
che l’aveva abbandonata
mentre piano piano la vita
le sfuggiva di mano
e una lacrima, lentamente,
le rigava il viso,
ormai disfatto.
Sì,
era una ragazza bellissima,
se non fosse stato per le
undici pugnalate che le costellavano il petto
da cui sgorgavano ancora
piccoli rivoli rossi di
sangue vivace, acceso
come il suo grande cuore
ormai sfibrato dal terrore
che le aveva regalato il mondo.
“Io lo amo” diceva.
Un primo schiaffo.
“È stata solo una volta,
non succederà più” si diceva.
E dopo un occhio nero.
“Nonostante tutto gli voglio bene, sì”.
All’ospedale.
“Io ho paura” ma quelle parole
non le pronunciava:
erano soffocate da orrori impensabili.
Sì,
era una ragazza bellissima
e come tutte le cose belle nel mondo
veniva oppressa.
Veniva zittita.
Alzi la voce una volta
e ti ritrovi una costellazione addosso,
piccoli buchi neri,
peggiori di quelli che le risucchiavano
l’anima.
Sì,
lei era un angelo
e come ogni angelo era destinata
a precipitare.
Forse con la sua morte
potrà abbandonare gente
troppo infima per lei,
posti troppo di merda,
per la sua presenza,
emozioni troppo forti
per una regina così delicata.
Il sangue puro e lucido
rifletteva il cielo,
forse la sua casa fin da principio.
Forse con la sua morte,
quell’uomo sarà condannato
per aver ucciso
un angelo.

